LANG (FGC): «RITOCCHI AL JOBS ACT ERANO MISURA SPOT, SI INVERTA ROTTA SU LAVORO»

«La polemica sollevata da settori interni al PD sugli emendamenti che avrebbero modificato la durata dei contratti a termine e l’indennizzo minimo per i licenziati è nulla più che un teatrino da campagna elettorale» – questo il commento di Lorenzo Lang, segretario nazionale del Fronte della Gioventù Comunista (FGC) – «La riduzione dei contratti a termine da 36 a 24 mesi non avrebbe portato a maggiori assunzioni a tempo indeterminato, semmai a un maggior turnover nelle assunzioni precarie. Per quanto riguarda gli indennizzi, di per sé non ha senso parlare di “stabilità” dell’occupazione dopo l’eliminazione della tutela del reintegro prevista dall’art 18. Si parlava di aumentare le occupazioni stabili aumentando l’indennizzo minimo per i licenziamenti, ma anche così la tutela sarebbe stata comunque inferiore. È un paradosso pensare che norme contrattuali e strumenti come quelli del Jobs Act, che di per sé nascono come attacco ai diritti dei lavoratori, possano essere utilizzati contro la precarietà. In Italia bisognerebbe parlare seriamente di lavoro e invertire la rotta sulle politiche di attacco ai diritti degli ultimi anni. La finta polemica che oggi viene sollevata dai settori PD vicini a Cesare Damiano, invece, sa tanto di teatrino pre-elettorale».

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