RILANCIARE IL MOVIMENTO STUDENTESCO CONTRO L’ISTRUZIONE DI CLASSE. ASSEMBLEA NAZIONALE VERSO L’AUTUNNO E OLTRE. NAPOLI, 17 LUGLIO

L’esplosione della pandemia ha radicalizzato contraddizioni insite alla “normalità” preesistente. La disastrosa condizione dell’istruzione nel contesto pandemico ha dimostrato quanto le politiche di tagli degli ultimi vent’anni abbiano danneggiato la scuola e l’università italiane. Questo per gli studenti ha significato un aumento delle barriere per il diritto allo studio, l’esasperazione del nozionismo scolastico e la dequalificazione della formazione, spinti al massimo dagli ultimi due anni di didattica a distanza.

Il processo di aziendalizzazione e privatizzazione dell’istruzione pubblica iniziato con l’ormai lontano pacchetto Treu del ‘97, passando per la riforma Gelmini del 2008, fino alle riforme lacrime e sangue del governo Monti, è stato definitivamente portato a termine in linea con gli obiettivi delle borghesie italiane e dell’Unione Europea. È in questa cornice che si inquadra la Buona-Scuola di Renzi, che ha permesso ancor più alle aziende di entrare nel sistema formativo piegando la didattica ai propri interessi. Nello specifico, grazie all’alternanza scuola-lavoro, i padroni hanno potuto riprodurre sui giovanissimi pratiche di sfruttamento, utilizzandoli come manodopera non retribuita e abituandoli così al futuro mondo lavorativo.

Il risultato è ad oggi un elitismo e un classismo che crescono in maniera esponenziale: disuguaglianza tra scuole del centro città e delle periferie, dispersione scolastica e conseguente aumento delle sacche di povertà e micro-criminalità, accorpamenti, definanziamenti in base ai risultati formativi, una strada spianata verso l’abolizione del valore legale del titolo di studio, presidi-manager e perdita definitiva della funzione sociale degli istituti medi e universitari.

Le nuove generazioni hanno vissuto sulla propria pelle la trasformazione degli ambienti scolastici in esamifici pronti a mettere a valore le conoscenze acquisite, riducendo a mere staffette competitive i percorsi formativi di ogni studente. Mai come nel periodo post-Covid la corsa al traguardo (nelle università quanto nei licei) ha esplicitato a pieno il meccanismo di finta meritocrazia e il classismo insito del nostro sistema educativo, attraverso la retorica mediatica di mortificazione, da un lato, di chi non riesce a sfornare esami a pieni voti prima del tempo concesso e la gratificazione, dall’altro, di chi ha raggiunto la meta prefissata con valutazioni eccellenti. A tale propaganda padronale è necessario invece contrapporre la consapevolezza che nessuna meritocrazia è possibile all’interno di un sistema economico che non assicura l’uguaglianza sostanziale fra gli studenti.

Le lotte studentesche di quest’ultimo anno, seppur arrancando, hanno cercato di rivitalizzare l’attenzione sul mondo scolastico e universitario in contraddizione alle disastrose politiche che i partiti, di destra quanto di sinistra, continuano a promuovere nell’ambito della formazione.

Il Governo Draghi, con il sostegno di tutte le forze parlamentari, si appresta a gestire il Recovery Fund, il più grande piano di finanziamenti pubblici mai erogato nella storia repubblicana. Lungi dal voler risolvere le criticità causate dalle politiche di tagli che hanno colpito l’istruzione pubblica, questi finanziamenti saranno vincolati da un insieme di riforme che modelleranno le istituzioni formative sul modello più utile agli interessi dei padroni. Il governo progetta di aumentare i legami tra imprese e scuole a partire da una riforma dei tecnici e professionali e dell’implementazione degli ITS a stretto contatto con le aziende del territorio, rafforzando l’alternanza scuola-lavoro. I miliardi che stanno arrivando per scuola e università li pagheremo a caro prezzo in termini di un’aziendalizzazione totale dell’istruzione in cui la didattica viene piegata agli interessi delle imprese. Non cadremo nell’illusione che questo piano possa essere vantaggioso, consapevoli invece che le conseguenze economiche determineranno un ulteriore acuirsi della forbice sociale: saremo noi, studenti dell’oggi e lavoratori del domani, a pagare i costi dell’indebitamento pubblico, in una linea continua di sfruttamento che dal mondo dell’istruzione ci accompagnerà a quello del lavoro. Noi non ci stiamo!

Siamo le generazioni nuove e non solo che hanno attraversato la nascita, lo sviluppo e l’atomizzazione dei movimenti studenteschi che vedevano nelle piazze fiumi di universitari e liceali, professori e dottorandi uniti in un unico grido di battaglia. Su questi passi, ma con lo scopo di rinnovarli e superarli, camminiamo fianco a fianco attaccando le fortezze del presente. Quali i temi su cui lavorare? Quali rivendicazioni poste al centro di un piano mobilitativo? Quali università e scuole dell’oggi da soppiantare per ricreare quelle del domani?

Costruiamo una grande assemblea nazionale di studenti, universitari e lavoratori della formazione sabato 17 luglio a Napoli per organizzare nuove prospettive di lotta contro i progetti del governo dei padroni e delle grandi aziende.