SPENA: «ANCHE A FINE ANNO, NO AL CONTRIBUTO»

«Anche alla fine dell’anno scolastico le scuole tornano a minacciare gli studenti pur di ottenere il pagamento dei contributi, altre lo chiedono proprio in questo momento per l’iscrizione al prossimo anno, e pertanto è bene ribadire la nostra posizione. -  questa la dichiarazione che giunge dal Fronte della Gioventù Comunista in questi giorni – Il contributo scolastico “volontario” in questi anni è servito a far sì che le famiglie si sostituissero gradualmente alle istituzioni nel finanziamento delle scuole italiane, e con il tempo è diventato una spesa sempre più consistente che le famiglie sono costrette a sostenere ogni anno e che arriva anche a più di 150 euro in alcuni licei. Nel periodo delle iscrizioni spesso le famiglie vengono intimidite nei modi più svariati pur di fare in modo che paghino il contributo; la novità è che ora ciò avviene anche alla fine dell’anno. Sempre più spesso chi non paga il contributo, soprattutto se in difficoltà con i voti, si sente riproporre anche a giugno le stesse minacce ricevute a febbraio: ripercussioni sul voto di condotta o sulla scelta di concedere o meno una sufficienza in consiglio di classe; minacce che talvolta sono persino accompagnate da convocazioni dal Dirigente che tanto sembrano un grotteschi scimmiottamenti di un ultimatum di guerra.»
«Molti ragazzi ci hanno scritto denunciando queste situazioni e riteniamo questi episodi inaccettabili» ha affermato Paolo Spena, Resp. Scuola del FGC« siamo comunque coscienti del fatto che se le scuole sono costrette a intimidire le famiglie pur di far quadrare i bilanci, la colpa non è dei Dirigenti Scolastici, ma delle politiche vergognose di questi anni in cui si è preferito finanziare le scuole private, investire sugli armamenti e salvare le banche piuttosto che finanziare la scuola pubblica. Resta saldo il nostro impegno nella lotta alla scuola di classe che questo sistema vuole costruire, e ribadiamo la parola d’ordine del blocco dei contributi scolastici, poiché questo è oggi l’unico modo per inchiodare il Ministero alle sue responsabilità.»

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