SULLA DETENZIONE DI ALFREDO COSPITO AL REGIME 41BIS [Dichiarazione della segreteria nazionale del FGC]

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In Italia, come in tutti gli Stati capitalisti, esistono due giustizie. I padroni responsabili della morte di Luana D’Orazio non faranno un giorno di carcere, i responsabili della strage di Viareggio vengono prosciolti da accuse o aggravanti in spregio alle 32 vittime, i responsabili del massacro della Diaz fanno persino carriera. Dall’Ilva di Taranto alla Thyssen-Krupp di Torino, fino alle stragi di Stato per mano fascista, la lista dei clamorosi casi senza giustizia potrebbe essere molto più lunga. Nello stesso paese in cui avviene questo, il militante anarchico Alfredo Cospito – per azioni che non hanno causato né morti né feriti – viene condannato all’ergastolo ostativo con l’utilizzo dell’accusa di attentato alla “sicurezza dello Stato” e sottoposto al regime del 41bis con una forzatura giuridica che non basta a mascherarne il carattere tutto politico e di rappresaglia. La legge non è “uguale per tutti”.

 

Si può non condividere la prassi politica di Cospito, ma come si può non vedere l’accanimento giudiziario di cui è vittima? L’arbitrio con cui viene estesa l’applicazione del 41bis a casi politici per scopi repressivi non può lasciarci indifferenti: come viene fatto oggi, potrebbe essere impiegato e legittimato di nuovo domani anche contro diverse forme di lotte sociali, così come è avvenuto in passato con gli strumenti repressivi lasciati in eredità nel codice penale dal ventennio fascista. Il ricorso a legislazione speciale e l’utilizzo di istituti di detenzione concepiti con la stessa finalità della tortura smaschera chiaramente la natura politica di queste decisioni, a cui si aggiunge la responsabilità sulle condizioni di salute stesse di Cospito, che da ormai 100 giorni sta praticando lo sciopero della fame come strumento di lotta contro la condizione carceraria a cui è sottoposto.

 

Casi come questo dimostrano chiaramente che il carattere del sistema carcerario e degli istituti a esso correlati non è separabile dal carattere dello Stato borghese. Se oggi il dettato costituzionale sulla funzione rieducativa della pena resta lettera morta, se le carceri sono piene di povera gente, di proletari e criminali comuni spinti a delinquere dalla barbarie del capitalismo, mentre per i grandi capitalisti compromessi con i peggiori crimini esiste sempre una corsia preferenziale, questo è precisamente perché lo Stato è oggi lo stato dei padroni e non lo stato “di tutto il popolo”. Disvelare sistematicamente la reale natura dello Stato di fronte alla totalità di lavoratori e lavoratrici e tra gli strati popolari è un compito imprescindibile per i comunisti, così come combattere ogni idea illusoria di fiducia in un cambiamento unilaterale e deliberato di condotta rispetto alle politiche repressive e in un capitalismo dal volto “più umano”. L’unico elemento che può porre limite all’arbitrio repressivo è costruire rapporti di forza più favorevoli nella lotta di classe, è poggiare sulla forza della mobilitazione e dell’organizzazione dei lavoratori. Per farlo è fondamentale porsi il problema di trovare i giusti strumenti e parole d’ordine per creare maggiore coscienza su questi temi a livello di massa a partire dalla condizioni attuali e con la consapevolezza di quanto facilmente l’ideologia dominante è in grado di creare frammentazione e divisione in senso interclassista in questo ambito.

 

Il fatto che oggi il regime del 41-bis, che lo Stato borghese applica in larghissima maggioranza contro capi e appartenenti alle organizzazioni mafiose, venga utilizzato arbitrariamente nel caso Cospito  dimostra la natura di classe della giustizia, che qui assume la forma dell’accanimento politico. È sulla base di queste valutazioni che il FGC condanna l’applicazione del regime del 41-bis alla detenzione di Alfredo Cospito, e ne chiede la disapplicazione immediata e definitiva.

 

I vertici dello Stato e del Governo decideranno, nei prossimi giorni, se l’accanimento politico e giudiziario contro coloro che sono considerati “nemici dello Stato” può spingersi fino all’indifferenza nei confronti della morte di un militante politico.

Fuori Alfredo Cospito dal 41bis!