18 NOVEMBRE, APPELLO PER LA MOBILITAZIONE NAZIONALE STUDENTESCA

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La fase attuale caratterizzata dalla guerra imperialista in Ucraina, dal carovita e dalla formazione del nuovo Governo Meloni, uno degli esecutivi più reazionari della storia repubblicana, non può lasciare indifferente il movimento studentesco.

In piena continuità con i governi precedenti, quello Meloni ha già confermato di voler proseguire nel solco dell’agenda Draghi, portando avanti le stesse politiche antipopolari in termini di aumento dello sfruttamento capitalistico, compressione dei diritti dei lavoratori e confermando lo schieramento atlantista dell’Italia sostenendo i piani di guerra della NATO. Non possiamo scadere nella facile retorica del governo “fascista”, funzionale solo ad aumentare i consensi del centro-sinistra, perché dietro alla creazione di nuovi ministeri della sovranità alimentare o del Made in Italy sappiamo che nella sostanza verranno sostenute le stesse politiche economiche che fanno ricadere sulle spalle delle famiglie dei lavoratori il peso della crisi economica. Il Governo Meloni ha già dimostrato quali sono le sue intenzioni per l’istruzione pubblica, aggiungendo al nome del Ministero dell’Istruzione il termine “e del Merito”. Non stupisce che viene sventolata questa finta retorica meritocratica, che serve solo a legittimare le disuguaglianze economiche, in piena continuità con i progetti del PNRR, mentre continua a passare sotto silenzio il fatto che gli studenti rischiano la propria vita in scuola-lavoro.

A settembre siamo arrivati al terzo studente morto in stage, Giuliano De Seta, dopo gli omicidi di Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci, tutti giovanissimi, tutti uccisi per il profitto di pochi. Loro sono state vittime di un modello scolastico improntato su logiche aziendali, che costringe degli studenti neppure maggiorenni a lavorare gratuitamente negli stessi contesti lavorativi dove si viene spremuti fino all’osso per garantire la “ripresa economoca” a favore dei padroni. La strage nei luoghi di lavoro continua ad andare avanti e non possiamo rimanere indifferenti. Da anni le mobilitazioni studentesche contro questa alternanza scuola-lavoro rivendicano per gli stage diritti sindacali, diritti orari, corsi sulla sicurezza e sulla formazione sindacali e un giusto stipendio per il proprio lavoro.

Contestualmente, l’aumento delle spese militari e il continuo invio di armamenti in Ucraina per i piani di morte della NATO dimostrano quali sono le priorità dei principali partiti politici del parlamento: decine di miliardi di euro per la guerra mentre le nostre scuole vanno a pezzi. Dobbiamo avere chiaro che ogni centesimo dato per la guerra imperialista è un centesimo tolto alla scuola. Non vogliamo essere coinvolti in una guerra imperialista in cui a rimetterci sono solo i lavoratori e gli strati popolari, con la conseguenza dell’aumento del costo della vita arrivato a livelli critici. In questo contesto di crisi, mentre le nostre famiglie vedono aumentare vertiginosamente le uscite e non i salari, il nuovo governo chiede di fare ancora più sacrifici. Con la scusa del risparmio energetico motivato dalla mancanza di gas e dalla difficoltà di importazione dei combustibili energetici, viene chiesto addirittura agli studenti di sopportare il freddo nelle aule, evitando di accendere il riscaldamento. Con l’aumento del costo della vita, con il caro-libri e il caro-trasporti, milioni di studenti incontrano ulteriori barriera economica. Ecco la scuola di classe, che fa trovare una strada in salita agli studenti delle scuole di periferia e ai figli dei lavoratori. Altro che ministeri “del merito”, non c’è nessun merito in un sistema che tratta con due pesi e due misure in base alle condizioni economiche.

Organizziamo a partire dalle nostre scuole una forte risposta alle politiche padronali, contro il governo, contro l’alternanza scuola-lavoro, contro la guerra imperialista e l’aumento del costo della vita. Facciamolo assieme a chi vive le stesse contraddizioni, contro un sistema marcio che antepone le necessità dei padroni a quelle della stragrande maggioranza della popolazione. È necessario più che mai che lavoratori, studenti e disoccupati siano uniti per lottare contro un futuro fatto di miseria e sfruttamento. Non permettiamo che il Partito Democratico e i settori del centro-sinistra – che fino all’altro ieri hanno governato per conto dei padroni, portando la destra al governo – si intesti le mobilitazioni degli studenti per i propri interessi. Contrastiamo qualsiasi strumentalizzazione delle lotte degli studenti contro chi sta dalla parte di chi sfrutta e ci condanna a un futuro di precarietà e miseria.

Lanciamo un appello a tutte le scuole, ai collettivi e alle strutture studentesche per la mobilitazione nazionale studentesca il 18 novembre. Concepiamo questa data in convergenza con i lavoratori combattivi verso lo sciopero generale del 2 dicembre e la manifestazione nazionale del 3 dicembre, per un fronte unico di classe che sa in grado di respingere l’offensiva dei capitalisti. Di fronte alla nuova fase e allo scenario che si prospetta non possiamo rimanere passivi.