ALLUVIONE ED EMERGENZA SOCIALE NON SONO UNA FATALITÀ. Comunicato della Segreteria Nazionale del FGC.

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1. Le gravi inondazioni che dagli scorsi giorni stanno duramente colpendo alcune zone delle Marche, la provincia di Bologna e parte della Romagna sono un evento terribile che finora ha causato più di quattordici morti, diversi dispersi e migliaia di persone evacuate, oltre che danni per milioni e milioni di euro. Il verificarsi di sempre più frequenti “fenomeni estremi” – dalle alluvioni, alle siccità, passando per il dissesto idro-geologico – è diretta conseguenza dell’inquinamento, del surriscaldamento globale e del cambiamento climatico, a loro volta prodotto di uno sviluppo capitalistico che in nome del profitto genera unicamente devastazione e morte per i popoli. La barbarie e la putrescenza del sistema capitalistico si vedono chiaramente nell’impossibilità di coniugare la fame illimitata di profitto con uno sviluppo che tuteli la salubrità dei territori e le vite delle persone.

 

2. Lo diciamo con forza: le inondazioni e la conseguente emergenza sociale non sono una tragica fatalità! Se da un lato è innegabile l’impatto dell’attuale modo di produzione nel più recente mutamento climatico e la connessione di questo con la maggiore frequenza di “fenomeni estremi”, dall’altro non si può derubricare il dissesto idro-geologico e la conseguente emergenza sociale ad una sfortunata casualità legata unicamente al cambiamento climatico. L’Emilia-Romagna è tra le regioni più a rischio quando si parla di alluvioni. La predisposizione di queste zone al rischio alluvionale è ben nota e nel corso degli anni precedenti le popolazioni di queste zone si sono trovate spesso di fronte a scenari tragici come quest’ultimo. Tuttavia, non esistono investimenti sistematici sufficienti a garantire il controllo e la messa in sicurezza né dei corsi d’acqua né di altri punti sensibili alle calamità naturali. Allo stesso tempo non è stato predisposto, a fronte dell’emergenza meteo preannunciata, un reale piano di evacuazione delle zone a rischio. Non è sufficiente consigliare di abbandonare la propria casa senza mettere a disposizione adeguati mezzi e strutture, oltre che un piano di emergenza che sia efficace e tempestivo nell’attivazione delle misure di salvataggio ed evacuazione. Esemplificativo di come le amministrazioni locali, regionali e il Governo vogliono affrontare l’emergenza e di quali siano le loro priorità è l’infame scelta di dirottare ingenti forze della protezione civile e di soccorsi per garantire l’esecuzione del concerto di Bruce Springsteen a Ferrara.

 

3. Esistono delle responsabilità e vanno indicate chiaramente per non accettare questo modello di gestione e di produzione. Denunciamo con forza lo scaricabarile tra governo ed enti locali: condanniamo l’uso strumentale fatto in questo senso da centro-destra e centro-sinistra che utilizzano eventi come quello di questi giorni per legittimare le proprie politiche nei confronti della popolazione. Dichiarazioni come quelle di Musumeci, ministro della protezione civile e per le politiche del mare, secondo cui il problema sarebbe “culturale” o ancora peggio che essendo questo un processo irreversibile, sono esemplificative di come i partiti istituzionali tentino di mascherare le reali cause di eventi come questo e non abbiano intenzione di affrontare alla radice le motivazioni che portano all’emergenza sociale che stiamo vivendo in queste ore. Se la Regione, a guida PD, ed i comuni hanno la responsabilità sul controllo territoriale, al governo Meloni – e a quelli precedenti – va certamente quella di dirottare sempre più fondi per incrementare lo sforzo bellico togliendoli alla spesa sociale e agli investimenti per la messa in sicurezza del territorio. Solo recentemente è stato annunciato l’invio di altri 3400 militari nei contingenti NATO in Europa dell’est, coinvolgendo in questo modo sempre di più l’Italia nei piani di morte USA-NATO. È sotto gli occhi di tutti: le risorse destinate al sostegno dei piani imperialisti vengono pagate quotidianamente dagli strati popolari e dai lavoratori sotto forma di devastazione, miseria e morti in nome dei profitti dei padroni. Mentre decine di migliaia di famiglie rischiano o hanno perso tutto in questo disastro, la priorità del Governo è quella di dirottare milioni e milioni di euro nella guerra. Per quello rivendichiamo che i soldi destinati per l’invio di armi e contingenti militari vengano invece utilizzati per sostenere le famiglie che rischiano di cadere in un baratro di povertà, la ricostruzione/risistemazione delle loro abitazioni, la messa in sicurezza dei territori per prevenire il più possibile futuri scenari simili.

 

4. Accogliamo e rilanciamo l’indicazione dei sindacati di base e combattivi – tra cui il SI Cobas – a fermare le attività produttive finché non vengano ripristinate le condizioni meteo favorevoli allo svolgimento di questi lavori, per la tutela e la messa in sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici, garantendo a questi ultimi la normale retribuzione al fine di non cadere vittima del ricatto tra salute/sicurezza e lavoro.

 

5. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza alla popolazione marchigiana, emiliana e romagnola, ai lavoratori, ai vigili del fuoco e volontari che in queste ore stanno dando una mano concreta nelle zone colpite dalle alluvioni, salvando decine di vite e nei fatti sostituendosi allo Stato che in ultima istanza è pressoche assente. Come comunisti pensiamo che ora sia il momento della solidarietà, dello stare in prima fila e del dare un aiuto concreto a chi oggi è colpito dai risultati tragici delle politiche dei vari governi e delle varie amministrazioni locali. Contemporaneamente occorre denunciare con forza i responsabili di questi avvenimenti, combatterli politicamente per smascherare la natura degli orientamenti che vengono assunti sia per la prevenzione di questi disastri che nella gestione dell’emergenza stessa, oltre che della speculazione nei piani di ricostruzione che vengono utilizzati dalle imprese private per arricchirsi sulla pelle della popolazione. Non affrontare alla radice questo problema renderebbe vano anche il più audace intervento solidaristico, relegando ad una gestione “emergenziale” eventi che sono diretta conseguenza del modello economico e produttivo in cui viviamo.

 

Dalle prossime ore ci mobiliteremo come volontari nel sostenere attivamente il lavoro di sostegno attivo alla popolazione delle zone colpite dall’alluvione. Invitiamo la gioventù e chi può dare una mano a fare lo stesso fin da subito, perché ogni braccio in più che scava, ogni aiuto nella distribuzione di beni di prima necessità può fare realmente la differenza. Solo il popolo salva il popolo!