BASTA STrAGE! APPELLO PER LA MOBILITAZIONE NAZIONALE STUDENTESCA CONTRO L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO IL 23 DI SETTEMBRE

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Nel tardo pomeriggio di venerdì, Giuliano De Seta, 18 anni, viene travolto da una lastra di acciaio di due tonnellate mentre lavorava in fabbrica il quarto giorno di alternanza scuola-lavoro, presso la Bc Service a Noventa di Piave (VE). Dopo le morti di Lorenzo e Giuseppe e le decine di studenti feriti negli scorsi mesi, a pochissimi giorni dall’inizio dell’anno scolastico, ci troviamo ancora una volta davanti ai frutti avvelenati di un sistema che produce solo morte e sfruttamento.

Innanzitutto, esprimiamo assoluta vicinanza e le nostre condoglianze alla famiglia di Giuliano.

Da anni, con mobilitazioni di massa di centinaia di migliaia di studenti e studentesse, denunciamo la vera natura dei progetti di alternanza, in cui si lavora gratuitamente, senza limite orario giornaliero e senza che vengano realmente tenuti i corsi sulla sicurezza che sarebbero obbligatori. L’alternanza scuola-lavoro è stata introdotta con la finalità di modellare l’istruzione pubblica sulle esigenze delle aziende, che per salvaguardare i loro profitti puntano ad abbassare i salari, aumentare ritmi e orari di lavoro e impiegare lavoro precario e interinale. In vasti settori delle piccole e medie imprese gli studenti sono considerati a tutti gli effetti manodopera gratuita anche per le esigenze immediate della produzione. Fin dai 15 anni l’alternanza insegna che è normale lavorare gratis, senza diritti, sicurezza e possibilità di organizzarsi nel sindacato. In questo modo si educano milioni di studenti allo sfruttamento e all’assenza di diritti, per abituarli a un futuro di miseria, sacrifici e, in sempre più casi, che si può morire mentre si lavora.

La strage nei luoghi di lavoro, lo vediamo sempre più spesso, non ha età. Certo, una vita spezzata a diciotto anni fa ancora più rabbia, soprattutto se ciò avviene nel contesto di un progetto legato alla scuola. Si muore tutti i giorni mentre si lavora con numeri da guerra civile. L’aumento dei ritmi di lavoro, il taglio della spesa per la sicurezza nelle aziende, la scarsa manutenzione dei macchinari, l’inserimento di manodopera gratuita o a basso costo sono i principali fattori che alimentano questa mattanza dei padroni. Quello che è veramente grave è che ormai si prova a normalizzare ciò che normale non è. Non è normale lavorare centinaia di ore senza salario, senza diritti, senza sicurezza, non è normale morire a diciotto anni in alternanza. Non accetteremo che si porti avanti questa operazione disgustosa di sdoganamento nei confronti di quella che viene chiamata una “tragica fatalità”. Non c’è nessuna tragica fatalità bensì delle colpe evidentissime: quelle dei padroni e delle loro organizzazioni, in primis Confindustria, che sfruttano e uccidono nei posti di lavoro studenti e operai, quelle dello stato e dei partiti che portano avanti come un carro-armato politiche sulla scuola sempre più piegate alle esigenze dei capitalisti.

Nel contesto di una campagna elettorale in cui si parla di tutto men che meno dei bisogni di lavoratori, studenti e disoccupati, partiti e partitini trovano il tempo di qualche dichiarazione sui social per accalappiare voti, facendo finta di nulla rispetto alle leggi che hanno tutti portato avanti. Dell’uccisione di Giuliano sono responsabili tutte le forze politiche che hanno votato a favore dell’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro nella “Buona Scuola”, una legge promossa dal PD e che non ha trovato reale opposizione da nessuna forza parlamentare. Sono responsabili tutti i governi che negli ultimi anni si sono succeduti mantenendo in piedi questo modello. Sono responsabili le organizzazioni studentesche legate al PD che in maniera vergognosa stanno già utilizzando la morte di Giuliano per fare da sponda al centro-sinistra per il voto di domenica e per l’eventuale finta opposizione di un possibile governo di destra. Ne è anche responsabile il governo Draghi (PD-Lega-M5S-FI-IV-LEU-PiùEuropa) che, mentre suoi ministri piangono lacrime di coccodrillo per la morte di Lorenzo, sta rafforzando l’alternanza scuola-lavoro stanziando miliardi di euro del PNRR. Ne sarà responsabile il governo che verrà, il quale farà tutto men che meno gli interessi degli studenti e dei lavoratori.

Lo scorso inverno centinaia di migliaia di studenti sono scesi in piazze combattive contro questo modello di scuola, contro le morti in alternanza, incontrando in molti casi una durissima repressione da parte dello stato e delle forze dell’ordine. Con migliaia di scuole occupate e un protagonismo reale di ragazzi e ragazze spesso giovanissimi, siamo riusciti a mettere in prima fila nel dibattito pubblico i nostri bisogni contemporanei. Con lo scoppio della guerra in Ucraina a seguito dell’invasione russa ci siamo mobilitati in moltissime scuole in tutto il paese per dire che la gioventù rifiuta di schierarsi in uno dei due campi imperialisti, che lotta spalla a spalla contro i piani di morte della borghesia italiana, per l’uscita dalla NATO, per la chiusura delle basi di morte. Oggi, di fronte ai rincari senza precedenti di alimenti, libri, trasporti, di fronte alla possibilità reale di un inverno con i termosifoni spenti in molte strutture pubbliche, di fronte allo sfruttamento senza limiti, di fronte all’ennesima morte di uno studente in alternanza bisogna riprendere la lotta.

Dalle prime ore siamo stati attivi in azioni di protesta immediate, ma siamo convinti della necessità di arrivare la prossima settimana, il 23 di settembre, ad una giornata di mobilitazione nazionale studentesca che sappia essere una risposta reale degli studenti contro il modello dell’alternanza scuola-lavoro che ha prodotto tutto questo, per dire che la strage di studenti ed operai deve finire. Non abbiamo mai nascosto le nostre criticità rispetto alle giornate del Fridays For Future e soprattutto sulla strumentalizzazione che fanno di quella giornata le organizzazioni legate al centrosinistra, in particolare nell’attuale periodo elettorale. Nonostante non condividiamo gli elementi di fondo che costituiscono quel progetto – nei fatti il non produrre una critica anticapitalista con rivendicazioni legate ad un ambientalismo generico, di facciata, su spinta e sostegno di diversi gruppi monopolistici – pensiamo che sia necessario nell’immediato convergere in un contesto di data già presente piuttosto che calarne una a freddo. Ciononostante non accetteremo che forze politiche, studentesche o meno, utilizzino una giornata di lotta contro l’alternanza scuola-lavoro in senso elettorale per produrre un sostegno al centrosinistra o ancora peggio per disinnescare la legittima rabbia degli studenti e delle studentesse. Non c’è spazio per fare campagna elettorale sulla pelle dell’ennesimo omicidio padronale, da parte di qualsiasi forza politica o partito, nelle mobilitazioni che costruiremo nei prossimi giorni. Non c’è spazio per strumentalizzare la morte di uno studente in alternanza per raccattare qualche voto in più, illudendo la gioventù che nell’attuale arco parlamentare ci sia qualche forza che possa rappresentare i loro interessi.

È necessario anche e soprattutto concepire la data del 23 come punto di inizio di una stagione di occupazioni, cortei, proteste, scioperi dell’alternanza, per costruire una risposta corposa e reale, per bloccare una volta per tutte la strage ai danni degli operai e degli studenti. Facciamo appello a tutti gli studenti, ai collettivi, alle organizzazioni studentesche e alle scuole che si stanno già attivando e che si vogliono attivare; facciamo appello ai lavoratori combattivi, ai sindacati conflittuali, a tutte le avanguardie di classe che si stanno battendo contro i piani padronali e che nei prossimi mesi saranno attivi nella costruzione dello sciopero generale: il momento di mobilitarsi è adesso. Organizziamoci nelle prossime settimane per costruire una grande assemblea nazionale studentesca col fine di raccogliere i mille rivoli di esperienze di lotta emersi nelle scuole di tutta Italia nei mesi scorsi; prepariamo il terreno per una mobilitazione studentesca nazionale in Ottobre e per convergere nella giornata di sciopero generale indetta dai sindacati conflittuali contro omicidi sul lavoro, rincari, sfruttamento e guerra.