REPRESSIONE, GENOCIDIO IN PALESTINA, RIFORMA SCUOLA-AZIENDA: FERMIAMO IL GOVERNO MELONI. 22 MARZO TUTTI IN PIAZZA!

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ALZIAMO LA TESTA CONTRO LA REPRESSIONE DEGLI STUDENTI. Le violente cariche e gli arresti a Pisa, Firenze e Catania contro gli studenti in piazza per la Palestina hanno creato forte indignazione nel mondo della scuola e in quello accademico, portando il giorno stesso e quelli successivi in piazza migliaia di persone. In Italia è diventato normale utilizzare la polizia per pestare a sangue anche i ragazzi di 16 anni, se manifestano contro il governo e le sue politiche. C’è una deriva autoritaria silenziosa, accettata e praticata da tutte le forze politiche di sistema, altro che “casi isolati” come li ha definiti il Ministro dell’Interno Piantedosi. Ne abbiamo fatto esperienza nel 2022 durante le mobilitazioni di massa per la morte di 3 studenti mentre lavoravano in stage; ne fanno esperienza quotidianamente i lavoratori della logistica che vengono picchiati a pugni, calci e manganellate se scioperano per difendere i propri diritti; ne sono state protagoniste le migliaia di persone violentemente caricate dalla polizia sotto le sedi Rai in protesta contro le censure e le mistificazioni della propaganda del governo. Il ricorso alla repressione violenta è sempre più la normalità e non l’eccezione. I governi di qualsiasi colore politico in questi anni si sono resi protagonisti di questa spirale repressiva e cercano di “normalizzare” i divieti arbitrari e le limitazioni al diritto di manifestare.

Non possiamo accettare in alcun modo questo tipo di imposizione: così come dopo le cariche a Torino il 28 gennaio 2022 il movimento studentesco diede una risposta forte, con centinaia di migliaia di giovani in piazza, allo stesso modo occorre tenere alta la guardia e rispondere agli attacchi repressivi con la massima mobilitazione. La difesa dell’agibilità politica non può essere “delegata” ai vari partiti di sistema: è una pratica collettiva che si attua a partire dal coinvolgimento di massa degli studenti, mobilitando il più possibile l’opinione pubblica.

LA RIFORMA VALDITARA NON DEVE PASSARE. Da diversi mesi, nel più assoluto silenzio dei media e dei partiti di “opposizione”, il governo Meloni sta portando a compimento una riforma dell’istruzione – divisa in due disegni di legge – che potenzia il sistema dell’alternanza scuola-lavoro e l’integrazione territoriale tra scuole e imprese, rafforza gli Istituti Tecnici Superiori, introduce su larga scala la sperimentazione della riduzione a 4 anni per gli istituti tecnici e professionali e riforma il voto di condotta facilitando la possibilità di bocciare gli studenti sulla base della condotta.
Come affermato già precedentemente nella mobilitazione studentesca del 17 novembre 2023, di occupazioni e iniziative di lotta, questa riforma non risponde in alcun modo alle esigenze educative degli studenti degli strati popolari e, anzi, è un duro attacco ai loro diritti che va ad innalzare ancora di più le barriere di classe nell’istruzione. Questa legge è cucita addosso alle esigenze dei capitalisti e appiattisce ancora di più la scuola pubblica in questa direzione, nello stesso solco delle riforme che l’hanno preceduta. Le aziende potranno usare ancora di più le scuole come uno strumento per impartire la propria formazione aziendale, a spese pubbliche e quindi scaricandone i costi sulla fiscalità generale sostenuta dalle tasse dei lavoratori.
La riforma dell’istruzione prevede l’incentivazione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro con la creazione di cosiddetti “campus scuola-azienda”, accordi che prevedono un numero significativo di ore di stage gratuiti presso le aziende coinvolte. Si tratta di un enorme regalo alla Confindustria, che avrà a disposizione un sistema d’istruzione ancora più piegato ai suoi interessi. Non sono bastate 3 morti in alternanza per porre fine allo sfruttamento degli studenti in stage. È uno schiaffo pesantissimo ai 200 mila studenti scesi in piazza nel 2022 dopo la morte di Lorenzo Parelli in scuola-lavoro.
Il fatto che questa riforma sia del tutto in linea con gli indirizzi della “Buona Scuola” del PD e, in sostanza, con quelli della Confindustria, l’ha relegata al vuoto mediatico, senza nessuna vera opposizione sollevata in Parlamento. Il sostegno silenzioso delle forze del centro-sinistra alla prospettiva di continuare ciò che loro stessi avevano iniziato anni prima riconferma che gli studenti e le studentesse non hanno nessun partito “amico” nell’attuale arco parlamentare.

Inoltre, il 31 gennaio, all’interno di un ordine del giorno del Senato montato in fretta e furia, è stato approvato in prima lettura il disegno di legge relativo all’istituzione di un nuovo modello di scuola per tecnici e professionali, il cosiddetto “4+2”; è evidente che nei prossimi mesi vi sarà un’accelerazione significativa del tentativo di portare a compimento l’attuazione della riforma. In particolare, riteniamo necessario, a partire da questa consapevolezza, monitorare attivamente questi sviluppi e tenerci pronti al fine di contestarne l’attuazione con la più ampia mobilitazione nazionale.

STOP GENOCIDIO. Un vasto movimento di solidarietà si è sviluppato in tutti i paesi del mondo per sostenere il popolo palestinese, chiedere la fine del massacro ed esigere la fine della compromissione dei governi con lo Stato di Israele. Nonostante gli sforzi dei media per mistificare la verità, l’ipocrisia del sostegno incondizionato alle politiche genocide di Israele diventa evidente a settori sempre più ampi della popolazione. Le manifestazioni e occupazioni studentesche dei mesi passati, in particolare nelle università, sono state importanti per mobilitare l’opinione pubblica e buona parte della popolazione contro l’inaccettabile massacro in Palestina. La manifestazione del 24 febbraio, con 50.000 persone a Milano, ha certificato un rafforzamento della possibilità in Italia di costruire un significativo movimento popolare contro la guerra e le politiche imperialiste. Allo stesso tempo, continua il genocidio da parte del governo israeliano: ad oggi si contano più di 30mila morti, decine di migliaia di feriti, orfani e mutilati e milioni di sfollati, di cui il 70% delle vittime è costituito da donne e bambini.

La lotta per fermare il genocidio a Gaza e in Palestina è parte integrante della lotta degli studenti contro le politiche di questo governo. Per quello riteniamo che sia necessario costruire la più ampia mobilitazione, coinvolgendo innanzitutto i giovani proletari immigrati, unendo la lotta contro la riforma scuola-azienda a quella più generale contro le politiche imperialiste e per la libertà del popolo palestinese.

NESSUNO SPAZIO ALLE STRUMENTALIZZAZIONI DEL CENTRO-SINISTRA. Le regionali in Sardegna e Abruzzo e l’avvicinarsi delle Elezioni politiche europee hanno aperto uno spazio di intervento per i vari partiti all’opposizione, tra tutti PD e 5 Stelle, per raccogliere il dissenso diffuso contro questo governo in chiave elettorale. È evidente che, così come avvenuto per i fatti di Pisa, nelle prossime settimane con lo svilupparsi di una attivazione generale e generalizzata nelle scuole e nelle università, il movimento studentesco si troverà di fronte ai tentativi di strumentalizzazione da parte di questi partiti e delle loro organizzazioni giovanili.

Quelli che ci diranno di essere dalla parte degli studenti sono gli stessi che, mentre fingono didi sostenere il popolo palestinese, votano in blocco con la Meloni la missione militare a guida italiana nel Mar Rosso, oltre che nuovi invii di armi e aiuti a Israele e in Ucraina, coinvolgendo sempre di più il nostro paese nei piani imperialisti della NATO, togliendo soldi alla scuola e ai bisogni sociali. Sono gli stessi che col governo Draghi spaccavano le teste degli studenti che protestavano contro la morte di un loro compagno in alternanza. Sono gli stessi che hanno votato e sostenuto le peggiori leggi contro gli interessi degli studenti, a partire dalla Buona Scuola, che progressivamente ha peggiorato la qualità dell’istruzione pubblica regolandola sulla base delle esigenze delle imprese.
Combatteremo fortemente queste operazioni politiche perché gli interessi degli studenti e dei giovani sono incompatibili con le proposte del centro-sinistra e col loro orizzonte politico. Fuori dalle mobilitazioni i partiti dei padroni e della guerra: non saranno i benvenuti.

22 MARZO: FERMIAMO IL GOVERNO MELONI. Consci dei limiti, riteniamo che la giornata di mobilitazione del 17 novembre 2023 sia stata fondamentale nel portare su un piano politico e non economicistico la lotta degli studenti. La capacità di unire organicamente la battaglia per fermare la riforma Valditara e il genocidio in Palestina, con una partecipazione ampia tra studenti immigrati e italiani, assieme ad alcuni settori di lavoratori della scuola e della logistica, è un risultato non scontato e che certifica la necessità di proseguire su quella strada al fine di costruire un’alternativa ai piani antipopolari del governo.

Sarebbe un errore fermarsi qui e “aspettare Godot”. Nelle scorse settimane vi è stato un incremento incoraggiante delle proteste spontanee nelle scuole, sviluppatesi su diverse rivendicazioni, dalla richiesta di interventi urgenti in materia di edilizia scolastica, contro il freddo nelle aule scolastiche fino alla solidarietà per il popolo palestinese. Seppur non possiamo dirci di fronte ad un momento di ascesa arrembante del movimento studentesco, questo anno e mezzo di governo Meloni hanno sedimentato per diverse ragioni una insofferenza e scontento diffusi, che rendono il terreno fertile per portare gli studenti e le studentesse a lottare contro chi oggi lo vorrebbe zitti e buoni.

Parimenti, riteniamo che a partire dagli episodi di Pisa, Firenze e Catania non si possa rinchiudere su un piano puramente locale ciò che di locale ha ben poco. La tendenza ad un incremento delle misure repressive e dell’attacco sistematico con la violenza delle manifestazioni e degli scioperi è un fattore qualitativo che non solo questo esecutivo ha assunto in maniera estremamente chiara ma che è la cifra dell’incancrenirsi delle contraddizioni inter-imperialistiche, del piano inclinato di guerra e miseria in cui il sistema capitalista ci sta portando e della propaganda nazionalista che il governo sta utilizzando per tutelare gli interessi dei monopoli italiani. Non si deve muovere foglia che il governo Meloni non voglia. Per questo riteniamo che questo possa essere uno dei terreni di ricomposizione sul piano della lotta studentesca e che vada identificato nella sua essenza in relazione al ruolo e alla natura dello stato borghese.

In vista dei passaggi di votazione ad aprile della riforma Valditara occorre preparare il terreno perché fermare queste misure vergognose non è solo necessario ma è possibile. Lanciamo un appello a tutti gli studenti, ai collettivi e alle realtà studentesche combattive, ai lavoratori e alle organizzazioni sindacali, in particolare del mondo della scuola ma non solo: è necessario costruire ora e subito una grande mobilitazione nazionale contro il governo Meloni il 22 Marzo. Non mobilitarsi ora significa lasciare che politicamente sfruttino i gravi fatti di Pisa, Firenze e Catania coloro che fino a poco tempo fa hanno governato per conto dei padroni, corresponsabili delle peggiori politiche antipopolari.Riteniamo che a partire da questo momento di lotta si possano gettare le basi per incrementare significativamente la battaglia contro il governo, partendo dall’unica reale alternativa in campo: quella degli studenti, dei lavoratori e degli strati popolari impoveriti dalla crisi capitalistica. Serve mobilitarsi ora!

Contro la riforma Valditara, il genocidio inaccettabile del popolo palestinese e la repressione, alziamo il livello della lotta contro il governo della guerra, con gli studenti protagonisti e in prima fila. 22 marzo, tutti in piazza!