RILANCIARE UNA PROPOSTA COMUNISTA CONTRO LA DESTRE REAZIONARIE E LE ILLUSIONI SOCIALDEMOCRATICHE. Dichiarazione della segreteria nazionale FGC sulle elezioni in Francia e il dibattito in Italia.

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Non possiamo giocare di nuovo col fuoco, perché ci siamo già scottati abbastanza. Il risultato elettorale della coalizione “Nuovo Fronte Popolare” alle elezioni legislative in Francia viene oggi utilizzata sia dal Partito Democratico che dalle forze che si organizzano alla sua sinistra per promuovere, anche in Italia, l’idea di una nuova “unità di tutte le sinistre” nel nome del contrasto alla destra nazionalista e conservatrice. È una prospettiva che non condividiamo e che la storia ha già dimostrato essere disastrosa per il movimento operaio e i lavoratori nel nostro paese.
Nelle elezioni francesi, l’avanzata della destra radicale di Marine Le Pen ha visto sia i liberali che le forze socialdemocratiche reagire con una chiamata alle armi – e alle urne – per fermare l’ipotesi di un governo guidato dalla destra. A sinistra, è stata costruita in fretta e furia una coalizione elettorale tra i socialisti di Hollande, la France Insoumise di Melenchon, i verdi e il PCF.
Il fatto che una fetta importante del voto dei francesi e anche di settori estrazione operaia e popolare, tra cui quelli protagonisti delle lotte e degli scioperi degli scorsi anni, sia andato a questa coalizione, non cambia il suo carattere e la pericolosità delle illusioni che essa promuove. Al contrario, il sentimento genuino dei settori più avanzati dei lavoratori e degli strati popolari che hanno espresso un voto contro il nazionalismo, il razzismo e le posizioni reazionarie del RN, rende solo più grandi le responsabilità di chi oggi intercetta questo voto ma, nella sostanza, promuove illusioni e genera aspettative che saranno inevitabilmente tradite.
In Italia, conosciamo molto bene l’esperienza dei governi di sinistra e delle coalizioni “unitarie” della sinistra in nome della lotta contro il berlusconismo. I governi Prodi I (1996), D’Alema (1998), Prodi II (2006) hanno visto le forze comuniste allora presenti in Parlamento (PRC e PdCI) tramutarsi nella stampella di governi che in nome del “progressismo” hanno smantellato i diritti sul lavoro, partecipato attivamente alle guerre imperialiste, amministrato gli interessi del grande capitale nell’ambito della fedeltà dell’Italia a UE e NATO. Il risultato della compromissione dei comunisti con i governi non è stato un avanzamento del movimento operaio, ma al contrario la sua disfatta e un enorme arretramento collettivo di cui ancora oggi paghiamo carissimo il prezzo.
Il tradimento operato da quelle forze che hanno calpestato le speranze e la fiducia che milioni di proletari avevano riposto in loro è una delle ragioni in cui vanno ricercati due dati oggi complementari: l’elevatissimo astensionismo tra gli operai (più del 55% alle ultime elezioni europee) e l’egemonia della destra tra quei settori proletari che ancora votano.
In Francia, con argomenti molto simili a quelli che già avevamo conosciuto in Italia, le forze che fanno riferimento al Partito della Sinistra Europea (PCF e France Insoumise) si sono coalizzate con il Partito Socialista di Hollande, artefice del “jobs act francese” e di durissimi attacchi alla contrattazione collettiva e ai lavoratori, che giorni fa criticava Macron per aver inviato troppe poche armi all’Ucraina di Zelensky. Lo hanno fatto con un programma di compromesso che non entra in rottura né con le strategie fondamentali dell’Unione Europea e del grande capitale, né con la politica estera dell’imperialismo francese.
Quale che sia alla fine l’esito del processo di formazione del governo francese, questo “fronte popolare” si troverà davanti allo stesso dilemma di forze come Syriza, come Podemos, come il Movimento Cinque Stelle. Le promesse con cui si ottiene il risultato elettorale si scontrano con la necessità del capitale di avere un governo che risponda ai suoi interessi. Dire questo non è “gufare”, né è semplicemente giocare a prevedere il futuro. Le forze della Sinistra Europea hanno governato in Grecia imponendo il massacro sociale della BCE, governano oggi in Spagna in un paese che attacca lavoratori, studenti e partecipa ai piani di guerra della NATO, hanno sostenuto governi in Portogallo e diversi altri paesi europei dimostrandosi la stampella sinistra dell’amministrazione capitalistica.
Il punto che sottolineiamo è che promuovere illusioni sulla possibilità di governare il capitalismo in favore del popolo è una responsabilità politica profonda dell’opportunismo e delle forze della socialdemocrazia, che avrà come risultato solo quello di spingere ancora di più settori del proletariato insoddisfatti e delusi tra le braccia della destra nazionalista.
Se in Francia la prospettiva di un “nuovo fronte popolare” si impernia oggi attorno alla figura di Mélenchon, che non ha ancora condiviso responsabilità di governo, il fatto che in Italia questo avvienga attorno all’egemonia del Partito Democratico di Elly Schlein la rende solo più irricevibile. La “sinistra” che al governo fa le stesse cose della destra ed è indistinguibile dalla destra nelle direttrici fondamentali della sua politica, può solo rafforzare la destra.
Pensiamo che il nostro compito oggi, anche rispetto alla necessità di contrastare le forze nazionaliste e reazionarie, sia muovere passi avanti nel processo di raggruppamento in Italia di un partito comunista degno di questo nome; costruire questa forza politica come alternativa tanto al centro-sinistra quanto all’insieme delle forze politiche di questo sistema; rafforzare gli sforzi per elevare la coscienza dei lavoratori e delle masse, contro le illusioni.
L’alternativa politica alla destra, alla guerra imperialista, allo sfruttamento e alla povertà, può essere costruita dalla classe operaia e dai comunisti. Scorciatoie non ce ne sono.
«Non c’è vittoria, non c’è conquista, senza un grande partito comunista».