Al fianco degli operai Texprint di Prato!

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Il Fronte della Gioventù Comunista si è mobilitato oggi al fianco degli operai Texprint di Prato per la mobilitazione indetta in solidarietà con la loro lotta. Durante la manifestazione, i lavoratori in presidio fuori la fabbrica sono stati attaccati con dell’acido da provocatori – facile immaginare al servizio di chi. Un operaio è rimasto ferito. In risposta a questo attacco, che ancora una volta ha dimostrato il vero volto di chi vuole che  i lavoratori restino sfruttati e in silenzio, la manifestazione si è spostata all’esterno della fabbrica.

Da oltre tre mesi gli operai dell’azienda tessile di Prato “Texprint” sono in lotta contro le vergognose condizioni di sfruttamento a cui i padroni sottopongono i lavoratori. Organizzati nel sindacato SiCobas, gli operai denunciano turni massacranti di 12 ore al giorno per 7 giorni la settimana, il mancato rispetto di qualsiasi diritto basilare come le ferie e la totale assenza di sicurezza all’interno della fabbrica che nel passato ha portato a vari gravi incidenti ai danni dei lavoratori. Lo slogan “8×5”, che da oltre 90 giorni accompagna gli operai in sciopero, il picchetto e il presidio permanente dei lavoratori davanti ai cancelli della fabbrica, riassume le principali rivendicazioni per le quali i lavoratori si battono, ovvero il rispetto del Contratto Nazionale di Lavoro che prevede una giornata lavorativa di massimo 8 ore al giorno per 5 giorni la settimana.

Quella degli operai Texprint è una lotta importante perché dà un esempio ai lavoratori di tutta Italia, e ai giovani che vivono nell’insicurezza e con la prospettiva di un futuro senza diritti. Una lotta che squarcia il velo delle promesse indorate di questo sistema e demolisce la retorica del “ritorno alla normalità” dopo la pandemia: in Italia la “normalità” è quella fatta di sfruttamento, in cui si lavora senza diritti. Siamo tornati alla lotta per le 8 ore, come alla fine del 1800, per buona pace di chi da anni ci spiega che la “sinistra” deve diventare liberale perché il mondo “va avanti” e la lotta di classe è acqua passata.

La realtà è che la lotta di classe in Italia la fanno i padroni, e negli ultimi anni è stata a senso unico. Loro vincono, i lavoratori perdono. Da anni le vertenze sul lavoro non vanno oltre le lotte difensive; si lotta per “gestire” i licenziamenti minacciati da un’azienda per posticiparli, ridurli o diluirli il più possibile, o per conservare condizioni di lavoro dinanzi ad attacchi padronali che puntano a ridurle in peggio.

Questa tendenza si può invertire connettendo le lotte che altrimenti restano parcellizzate e separate, unendole in un unico fronte di lotta per rispondere all’attacco padronale che, con tempi e modalità variabili, arriverà sempre più in ogni luogo di lavoro; rispondere alla gestione capitalistica della crisi che oggi segue un’unica direttrice: la tutela dei profitti privati a scapito della collettività e della stragrande maggioranza delle classi popolari.

La lotta degli operai Texprint rappresenta un segnale importante di controtendenza, un esempio di determinazione e combattività da parte di lavoratori combattivi che non hanno accettato la “normalità” dello sfruttamento. Un esempio che spetta a tutti noi portare anche tra i giovani, spiegandone l’enorme significato. Le nuove generazioni oggi vivono e crescono in un’Italia in cui tutte le conquiste frutto di decenni di lotta vengono cancellate, una dopo l’altra. I giovani oggi vivono e vivranno peggio dei propri genitori, avranno meno diritti nella vita e nel lavoro, conosceranno condizioni di sfruttamento maggiori delle generazioni immediatamente precedenti.

Questa particolare condizione mette, ancor di più, la nostra generazione dinanzi al dovere di lottare per riprendersi il futuro che le viene tolto. Si tratta di respingere al mittente la retorica di chi vuole farci credere che i diritti dei lavoratori “anziani” di oggi sono contro i diritti dei giovani precari, perché con questa retorica si vogliono attaccare i diritti di tutti i lavoratori. Il Jobs Act, la polpetta avvelenata del governo Renzi, si basava esattamente su questa retorica, così come la riforma Fornero ancora prima. Ma la verità è che ogni diritto tolto ai lavoratori di oggi viene tolto ai lavoratori di domani, cioè anche alle nuove generazioni. Chi lotta per i propri diritti oggi, lo fa anche per chi verrà domani. Perché milioni di giovani già oggi svolgono l’alternanza scuola-lavoro in aziende come la Texprint, e finiranno a lavorare in quelle condizioni dopo gli anni di scuola. Perché senza la lotta, il futuro è lavorare 12 ore al giorno per 7 giorni su 7. La lotta di Prato, in questo senso, appartiene a tutti noi e per questo abbiamo il dovere di sostenerla.

Un secolo fa in Inghilterra si diceva “8 hours labour, 8 hours recreation, 8 hours rest”. Oggi a Prato si dice 8×5.

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