NO AI RAID ISRAELIANI. PALESTINA LIBERA!

In queste ore i fatti che stanno accadendo in Palestina necessitano di una presa di posizione e di una forte mobilitazione internazionale di solidarietà con il popolo palestinese. Nel fare questo ribadiamo la nostra condanna all’uccisione di tre ragazzi israeliani, come giustamente fatto dall’Autorità Nazionale Palestinese, a prescindere da chi siano i responsabili di tale evento. Riteniamo tuttavia del tutto ipocrita il cordoglio di politici e di quanti esprimendo il loro sdegno per l’omicidio dei tre israeliani, hanno dimenticato che nelle stesse ore nove cittadini palestinesi, civili innocenti ed inermi, sono caduti vittime di raid israeliani in territorio palestinese.

Mentre oggi si sprecano le affermazioni sulla civiltà di Israele ci chiediamo: in quale paese “civile” in seguito ad un omicidio, condannato dall’autorità politica che legittimamente dovrebbe esercitare la sovranità sul suo popolo, si praticano rastrellamenti, distruzione delle abitazioni dei presunti colpevoli, vendette sommarie? In quale paese “civile” alla morte di tre cittadini si risponde con l’uccisione (al momento) di nove civili, del tutto privi di qualsiasi responsabilità? La “civiltà” di un paese non si giudica solamente dal livello dei servizi, dei diritti, dei salari e dei livelli di benessere che vengono garantiti ai propri cittadini, ma sul modo in cui tali diritti sono conquistati e garantiti. Quando il benessere del proprio popolo è raggiunto a scapito di un altro, quando le conquiste sociali e politiche avvengono sulle spalle di un altro popolo, la “civiltà” cede il passo allo sfruttamento, la libertà di alcuni si converte nell’oppressione permanente per altri. Israele è questo, e tutto il resto sono favole. E’ uno stato capitalista, dal forte carattere imperialista, e come tale non avrà mai la nostra solidarietà.

L’impressione è che  – al netto delle reali responsabilità del rapimento e dell’uccisione dei tre israeliani, tutte da ricercare e su cui l’ANP ha garantito la sua piena disponibilità alla collaborazione nelle indagini – questo fatto venga utilizzato come pretesto per lo scoppio di un’ennesima guerra impari condotta al fine di stroncare la resistenza del popolo palestinese, indebolirne le istituzioni democratiche, aumentare l’oppressione del popolo palestinese, con conseguenze enormi dal punto di vista sociale e umanitario.

Ulteriore fonte di preoccupazione è la situazione a Roma, con un’ennesima aggressione  effettuata – a quanto riportato dai quotidiani – da parte di persone riconducibili all’ambito della comunità ebraica romana a danno di alcuni giovani che si stavano recando a manifestare il sostegno alla causa palestinese. L’atteggiamento delle comunità ebraiche italiane, ormai divenute vere e proprie ambasciate d’Israele in Italia, cosa evidenziata e contestata anche da molti ebrei italiani, è da anni un’evidenza preoccupante per i risvolti politici che comporta. In questa inversione politica la comunità ebraica romana arrivò persino ad appoggiare apertamente Alemanno e la cricca di neofascisti che lo sostenevano, in nome di una comune politica filo-israeliana, dimenticando il significato storico che tale decisione comportava in una città come Roma, e rispetto ad un valore come quello dell’antifascismo a cui, proprio chi intende rappresentare gli ebrei in Italia, dovrebbe sempre guardare con la massima attenzione.

La continua confusione generata da questo atteggiamento di protezione senza se e senza ma della politica israeliana da parte delle comunità ebraiche, sempre pronte a giustificare l’ingiustificabile trincerandosi dietro l’accusa di antisemitismo rivolta contro chi condanna la politica israeliana, sta contribuendo ad alimentare la confusione generale con un evidente allentarsi della differenza tra una posizione politica – l’antisionismo e la condanna dell’oppressione israeliana a danno dei palestinesi – e una posizione di odio razziale di stampo marcatamente antisemita. La responsabilità di tutto questo va a chi intenzionalmente crea questa confusione proprio da ambienti ebraici, che dovrebbero al contrario mantenere ben netta la distinzione. Come comunisti al contrario continueremo a lavorare affinché la legittima, giusta e doverosa netta opposizione alle politiche dello Stato d’Israele, la condanna senza appello dell’oppressione israeliana a danno del popolo palestinese, non venga mai confusa con la necessità di rifiutare ogni forma di odio razziale, ogni antisemitismo di ritorno, mantenendo ben netto il confine tra le due questioni.

Solidarietà con il popolo palestinese. Contro l’oppressione israeliana. Palestina libera!

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