NO AL NUMERO CHIUSO DELL’UNIVERSITÀ DI CLASSE. PRONTI A MOBILITARCI!

A partire da domani, nella giornata del test di ingresso di medicina, il Fronte della Gioventù Comunista si mobiliterà in tutta Italia con azioni, presidi e volantinaggi nelle principali università italiane. Ci mobiliteremo contro la selezione di classe che con lo slogan della “meritocrazia” si nasconde oggi dietro i test di ingresso, chiamando gli studenti e la gioventù alla lotta per un’università pubblica gratuita e accessibile a tutti, non asservita agli interessi dei padroni.

Troppo spesso il numero chiuso viene giustificato parlando della necessità di valorizzare il merito. Ma questo slogan è ben lontano dalla realtà. Chi parla di merito non tiene conto delle differenze economiche che esistono, e che si tramutano in vere e proprie barriere nell’accesso all’istruzione. Fra gli studenti che tentano la lotteria del test di ingresso c’è chi viene da prestigiosi licei del centro, e chi viene da istituti tecnici e o professionali, da scuole di periferia e “di serie B”. Una scelta fatta a 14 anni e molto spesso legata alla condizione economica della famiglia, visto che un liceo classico costa il doppio di un istituto professionale. C’è chi si è preparato per il test con corsi privati che arrivano a costare anche 3000€, e chi ha passato l’estate a lavorare per mantenersi gli studi, o per aiutare la famiglia. Il test d’ingresso, lungi dal valorizzare effettivamente il merito, ha l’unico effetto di “fotografare” tutte queste differenze, tramutandosi in un nuovo tassello di una selezione di classe che impedisce ai giovani delle classi popolari di accedere effettivamente ai livelli più alti dell’istruzione. I singoli casi felici di giovani che “ce la fanno” non cambiano questa situazione complessiva. A tutto questo si somma la condotta delle università, che utilizzano i test per estorcere l’ennesima tassa mascherata agli studenti, che spesso non hanno neanche la possibilità economica di iscriversi a tutti i test a cui vorrebbero.

Nel caso del test nelle facoltà di medicina e nelle professioni sanitarie, il numero chiuso si lega a doppio filo alle politiche di dismissione dello stato sociale. Spesso si afferma che i medici in Italia sono troppi, ma la verità è che vanno in pensione più medici di quanti non siano i neolaureati, con un saldo finale negativo e un invecchiamento complessivo del personale sanitario. Ogni anno si perdono 800 medici e la metà di quelli attualmente impiegati è over 55. Considerando tutto il personale sanitario, in 10 anni i lavoratori nella sanità (infermieri, ecc) sono diminuiti di 22mila unità, e gli over 55 sono aumentati dal 13% al 31%. Oggi gli ospedali pubblici scontano una grave carenza di personale e sono mandati avanti da questi lavoratori che spesso per il bene dei pazienti accettano turni e orari massacranti.

A tutto questo si somma la realtà che gli studenti troveranno al loro ingresso nell’università. Le tasse universitarie sono salite del 50% in 10 anni. Solo per il caro libri si arriva a spendere 500€ all’anno, con il risultato che laurearsi può arrivare a costare complessivamente anche 10.000€.  Le misure per il diritto allo studio sono del tutto insufficienti, e continua la vergogna degli idonei non beneficiari, cioè degli studenti che anche secondo gli attuali criteri avrebbero diritto ad accedere alle borse di studio, ma a causa della carenza di fondi dovuta ai tagli si vedono negato questo diritto. Nel 2016 gli idonei non beneficiari sono ben 9441. Continua la vergogna dei tirocini gratuiti, con migliaia di studenti costretti a lavorare gratis, sul cui lavoro oggi si regge buona parte della sanità pubblica, in crisi per carenza di personale.

Per tutte queste ragioni l’università italiana è un’università di classe. A partire da domani ci mobiliteremo non solo contro il numero chiuso, ma contro un’università sempre più asservita agli interessi dei padroni e inaccessibile ai giovani delle classi popolari.

La nostra lotta è la lotta per un’università pubblica che sia gratuita e accessibile a tutti. Rivendichiamo per questo l’abolizione delle tasse universitarie, e nell’immediato rimodulazioni per i redditi più bassi (non basta la no tax area annunciata dal Governo, che sa più di spot elettorale che di misura per il diritto allo studio) e l’abolizione delle maggiorazioni per i fuori corso (molti dei quali sono fuori corso perché lavorano). Vogliamo che le borse di studio siano erogate sulla base della condizione economica e che sia abolito il prestito d’onore, perché non ci si può indebitare con le banche per poter studiare spacciando tutto questo per una “opportunità”. Lottiamo per l’abolizione dei tirocini gratuiti, per il riconoscimento di una retribuzione minima e per la garanzia della natura effettivamente formativa dei tirocini obbligatori. Chiediamo che gli edifici di proprietà delle università siano convertiti in alloggi popolari e gratuiti per gli studenti fuori sede; che la possibilità di frequentare una facoltà sia effettivamente garantita attraverso la gratuità dei trasporti pubblici per gli studenti.

Non siamo contrari in astratto a forme di regolamentazione dell’accesso a determinate professioni. Noi vogliamo, ad esempio, che sia effettivamente garantita l’assunzione dei neolaureati, oggi abbandonati alla competizione selvaggia del cosiddetto “mercato del lavoro”. In questo senso è possibile pensare a una forma di programmazione del numero dei laureati, con forme differenti dal test e che deve avere come presupposto l’effettiva possibilità per tutti di accedere all’istruzione indipendentemente dalle barriere economiche. Ma il numero chiuso di oggi non ha nulla a che vedere con tutto questo. È una misura del tutto slegata dal numero di posti di lavoro effettivamente disponibili, legata a interessi ben diversi (la riduzione del personale medico e sanitario va a braccetto con le politiche di dismissione della sanità pubblica a vantaggio di quella privata), e che si tramuta nell’ennesimo elemento di selezione di classe in un’università sempre più preclusa a chi non può permettersela. Contro il numero chiuso, contro questa università di classe voluta dai padroni e dalla UE oggi bisogna lottare, rivendicando un’università diversa, fatta davvero per gli studenti e non asservita agli interessi dei padroni.

VIA IL NUMERO CHIUSO

NO ALL’UNIVERSITÀ DI CLASSE

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