UNIVERSITÀ. L’IMBROGLIO DEL NUOVO ISEE: SIAMO TUTTI RICCHI.

Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n° 159 del 5 dicembre 2013 ha introdotto un nuovo calcolo dell’ISEE entrato in vigore nel gennaio 2015. Stando ai proclami il nuovo ISEE, mettendo in chiaro tutti i redditi, avrebbe dovuto garantire maggior trasparenza e contrastare i “falsi poveri”. E infatti sono inclusi tutti i redditi esenti dall’IRPEF (come il mantenimento versato dal genitore separato, gli assegni familiari, le pensioni di invalidità, ecc) con il risultato che, solo sulla carta, la maggior parte di noi risulterà essere più ricca.

Specie osservando le ripercussioni sugli studenti universitari emerge come il nuovo ISEE sembri appositamente pensato per operare ulteriori tagli alla spesa pubblica, a scapito del diritto allo studio. I primi dati arrivano dalla Toscana, dove secondo l’Irpet (istituto regionale programmazione economica) il 14% degli studenti assegnatari di una borsa di studio rischia di perderla o subire decurtazioni, mentre solo il 63% sarà incluso nelle assegnazioni per la stessa fascia di reddito.

A questo risultato si giunge a causa di una serie di elementi introdotti nel nuovo calcolo. Ad esempio, i redditi dello studente sono ora inclusi nel calcolo dell’ISEE e dunque considerati indice di “ricchezza”: anche chi svolge un’attività a tempo parziale nell’università potrebbe vedersi preclusa l’assegnazione di una borsa di studio! Una situazione paradossale se si pensa che, al contrario, bisognerebbe rendersi conto che anche il reddito da lavoro di chi è costretto a lavorare per pagarsi l’università non dovrebbe costituire un impedimento, poiché ricevendo una borsa si potrebbe fare a meno di lavorare per mantenersi gli studi e si avrebbe la possibilità di dedicarsi a tempo pieno all’università.

Alle assurdità si aggiunge il fatto che persino la stessa borsa di studio viene considerata un “reddito”. Il borsista sarà considerato un soggetto con reddito all’interno del nucleo familiare e dunque pagherà tasse universitarie più alte, vanificando il senso della borsa di studio, o rischierà di trovarsi al di sopra del tetto massimo di reddito e non vedersela assegnare più a causa di una borsa ricevuta l’anno precedente! Per lo stesso motivo un fratello o una sorella assegnatari di una borsa di studio potranno precludere l’assegnazione della borsa.

Ulteriori criticità del nuovo modello sono le nuove regole per i figli di genitori separati, poco chiare e che portano a considerare anche il reddito del genitore non convivente che non versa gli alimenti, laddove l’autorità giudiziaria non abbia certificato ufficialmente la cessazione dei rapporti con l’altro genitore. Infine, il maggior peso attribuito al patrimonio immobiliare, che lungi dal tagliare fuori i “furbi” snellisce notevolmente la fascia degli aventi diritto, tagliando fuori migliaia di studenti che fino a ieri risultavano al di sotto del tetto massimo di reddito, e oggi non potranno più accedere alla borsa di studio per colpa della casetta in campagna lasciata dal nonno, che non si riesce a vendere ma che improvvisamente diventa una “ricchezza”. Certo, la priorità nell’accesso alla borsa di studio va sicuramente a chi a stento riesce a tenersi la prima casa, ma la precedente considerazione rende l’idea di come, più che garantire giustizia e trasparenza, si stiano semplicemente tagliando ancora di più gli investimenti sul diritto allo studio.

Nei prossimi giorni lanceremo una campagna di agitazione negli atenei di tutta Italia, contro la truffa del nuovo ISEE, che maschera di fatto l’ennesima riduzione dei diritti imposta da UE, BCE e FMI. Dinanzi all’ennesimo attacco al diritto allo studio non basta più la solita battaglia di retroguardia, in cui si difende una condizione precedente che, seppur migliore, era ben lungi dall’essere accettabile. Rigettiamo l’idea del contrattare adeguamenti della tassazione universitaria: l’università deve essere gratuita e accessibile a tutti. Rivendicare questo significa rifiutare la logica del sedersi al tavolo per contrattare sulle briciole, ma lottare per rovesciarlo. Non nutriamo nessuna illusione nei confronti di questo sistema, che ogni giorno si dimostra pronto a lasciar cadere ogni concessione nell’interesse dei grandi monopoli e della tutela dei loro profitti.

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