ALTRI 500 MILIONI ALLE SCUOLE PRIVATE. FGC: «INACCETTABILE, FINANZIARE LA SCUOLA PUBBLICA»

«Ogni euro regalato alle scuole private è uno schiaffo a milioni di famiglie costrette a fare i salti mortali per permettere ai figli di studiare. Patetico il tentativo del Governo di giustificare questo privilegio». Questo ha dichiarato Alessandro Fiorucci, resp. scuola nazionale del FGC, in risposta all’annuncio del trasferimento di 500 milioni di euro alle scuole paritarie da parte del Governo. «La realtà è che i fondi destinati alle scuole private aumentano ogni anno, mentre le scuole pubbliche non potrebbero sopravvivere senza i contributi “volontari” sistematicamente estorti alle famiglie dopo anni di tagli all’istruzione pubblica. Per studiare in una scuola pubblica si è costretti a sborsare migliaia di euro ogni anno tra materiale, libri di testo e trasporti proprio a causa delle mancanze dello Stato nel finanziare adeguatamente l’istruzione. Con la scusa che i soldi non ci sono, oggi si permette alle imprese private di finanziare le singole scuole, promuovendo il disimpegno dello Stato e piegando l’istruzione pubblica agli interessi dei padroni. Curioso come i contributi alle scuole private non spariscano mai, ma anzi crescano sempre di più.»

«Le giustificazioni del Governo gettano solo fumo negli occhi, e si basano su presupposti immaginari» prosegue la nota «Non esiste alcuna “libertà di scelta tra pubblico e privato” da tutelare, se non per i pochissimi che possono permettersi di pagare rette da decine di migliaia di euro l’anno. Per lo stesso motivo sostenere che le scuole paritarie svolgano un servizio pubblico significa soltanto difendere un privilegio vergognoso. Bisogna invertire completamente rotta, ritirare ogni finanziamento pubblico alle scuole private e garantire piena copertura dei fondi per il funzionamento dell’istruzione pubblica. Evidentemente garantire un’istruzione pubblica di qualità non rientra nell’agenda del governo, che preferisce vantarsi di aver regalato l’ennesima “paghetta” milionaria ai i figli di qualche famiglia ricca»

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