BLITZ ANTIDROGA NELLE SCUOLE: NO ALLA REPRESSIONE TRA GLI STUDENTI!

Denunce e perquisizioni, controlli con cani antidroga fuori dalle scuole in molte città italiane. Sono i primi frutti malati della politica di repressione promossa dal Ministro Salvini, che poche settimane fa ha annunciato un piano da 2,5 milioni per installare telecamere e aumentare i controlli di polizia tra gli studenti.

A Catania 9 studenti, durante uno di questi controlli, sono stati multati perché scoperti a fumare delle sigarette e ora rischiano provvedimenti disciplinari. Nel frattempo l’operazione si estende a diverse regioni.

«Il clima di repressione che avanza nei confronti degli studenti danneggia la scuola e la sua funzione educativa. Sempre più spesso i dirigenti scolastici si rivolgono alle forze dell’ordine non appena ci sono dei sospetti di detenzione o utilizzo di sostanze tra gli studenti: una prassi che spesso porta ad operazioni massicce della polizia nell’ambiente scolastico. In questo modo un problema sociale grave come quello della droga tra i giovani, anziché essere affrontato da un punto di vista educativo, informativo e di prevenzione dalle istituzioni scolastiche che dovrebbero essere in prima linea su questa tematica, viene bollato come fenomeno criminale e gestito di conseguenza. Così viene meno la funzione educativa della scuola, spalancando le porte ad un clima repressivo che si abbatte prima di tutto nei confronti di ragazzi spesso minorenni»

«Non solo – prosegue la nota – piani di questo tipo, che si inseriscono in una politica securitaria del Governo, coprono le problematiche reali che vive la scuola italiana. Garantire delle scuole sicure significa mettere in sicurezza tutte le strutture, assicurando a tutti gli studenti la possibilità di vivere in un ambiente adatto e attrezzato. Significa eliminare gli infortuni in alternanza scuola-lavoro, che negli scorsi mesi hanno coinvolto e ferito diversi ragazzi. Con il piano “Scuole sicure” il ministero dell’interno vuole invece abituare gli studenti ad un ambiente scolastico sempre più autoritario, in cui la repressione è la regola e l’educazione resta nell’angolo»

 

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