LE MISURE RESTRITTIVE DEVONO VALERE ANCHE PER CONFINDUSTRIA E PADRONI

Dichiarazione della Segreteria Nazionale FGC.

Solo nella giornata di ieri ci sono stati oltre quattromila nuovi casi conclamati di persone positive al Covid-19 in Italia di cui oltre duemila in Lombardia. È evidente che le misure adottate stanno solamente rallentando il diffondersi dell’epidemia, ma non riescono a fermarla.

Gli ospedali pubblici delle aree più colpite sono ormai al collasso, i posti in terapia intensiva terminati. L’elevata mortalità che si registra in Italia è frutto anche e soprattutto dell’impossibilità di garantire cure a tutti in un contesto aggravato da anni di tagli alla sanità, riduzione di posti letto e numero chiuso per l’accesso alle professioni sanitarie. La mancanza di adeguate misure di sicurezza negli ospedali, per carenza di presidi sanitari indispensabili, sta favorendo il diffondersi della malattia nel personale medico e infermieristico, che è direttamente esposto al contagio.

Sappiamo che il Governo sta lavorando alla proroga delle misure di restrizione sulla circolazione delle persone e sulla chiusura di scuole, università e luoghi pubblici. Il Ministro dell’Istruzione Azzolina ha parlato di impossibilità di definire una data di rientro. Interi settori del Paese sono paralizzati per le misure emergenziali, e moltissimi giovani lavoratori privi di contratti stabili sono esclusi dalle misure di sostegno pubbliche approvate con i decreti.

In questo quadro di grande sforzo che viene richiesto alle classi popolari e ai lavoratori, le pressioni di Confindustria e delle grandi società sono riuscite ad impedire la chiusura di fabbriche e aziende che non forniscono servizi essenziali per la popolazione. Milioni di lavoratori continuano a recarsi sul proprio posto di lavoro senza condizioni di sicurezza adeguate. A centinaia sono le denunce che ci giungono dai posti di lavoro. Il protocollo siglato con il Governo, già contenente misure ampiamente al ribasso, è continuamente disatteso nei fatti.

Mentre si alimenta la campagna mediatica contro gli aggiramenti dei divieti – condotte prive di giustificazione e che condanniamo senza appello – si nasconde però la stretta correlazione esistente tra incremento dei contagi e diffusione delle aziende specialmente nel nord Italia. L’intento è far passare condotte individuali come responsabili della diffusione del contagio, senza guardare alla realtà dei fatti: dopo la chiusura delle scuole, delle università e di tutti gli esercizi pubblici, i luoghi di lavoro e i mezzi di trasporto impiegati dai lavoratori per raggiungerli sono oggi il principale luogo di diffusione del contagio.

Quando è iniziata questa emergenza abbiamo detto chiaramente che avremmo vigilato sulle misure emergenziali, per evitare qualsiasi abuso. Oggi il carattere di classe di questo Governo emerge chiaramente nel momento in cui si studiano misure più limitative per tutti, si prolunga la chiusura di scuole e università con un impatto enorme sul diritto all’istruzione, mentre non si prendono misure adeguate per costringere le grandi imprese a fare la propria parte nell’emergenza.

Misure più restrittive sono inaccettabili se il Governo non chiuderà le fabbriche che non producono beni necessari direttamente e indirettamente al soddisfacimento dei bisogni essenziali della popolazione in questo momento di emergenza (strutture e presidi sanitari, farmaci, cibo, beni di prima necessità) continuando a esporre milioni di lavoratori al contagio, attentando alla loro sicurezza e rendendo nei fatti inefficaci le misure di contenimento e i sacrifici richiesti a tutta la popolazione. Non accetteremo misure più restrittive che non prevedano un contingentamento degli scambi e della distribuzione, a partire dall’e-commerce, limitando il lavoro nei magazzini e in tutto il settore della logistica alla sola distribuzione dei beni essenziali in questa emergenza e adottando misure concrete di sostegno al salario e al reddito per chi dovrà restare a casa e per chi ha già perso il lavoro restando disoccupato.

Se il Governo non prenderà misure del genere, piegandosi ancora agli interessi della Confindustria che già abbiamo pagato a caro prezzo, la quarantena e le limitazioni imposte saranno solo ed esclusivamente una presa in giro, un modo come un altro per far ricadere sui lavoratori e sulle classi popolari i costi sociali della crisi che è già in atto. Se si possono chiudere per mesi le scuole, le università e tutti i luoghi aperti al pubblico, se si possono fermare bar, ristoranti, l’intero settore turistico possono e devono fermarsi anche la produzione e la distribuzione delle merci non necessarie in questa fase di emergenza.

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