LEGGE 194. FGC: «37 ANNI FA APPROVAZIONE 194 MA ABORTO MINACCIATO DA OBIETTORI. CANCELLARE OBIEZIONE DI COSCIENZA»

«A trentasette anni dall’approvazione delle legge 194 l’aumento verticale dei medici obiettori sta  cancellando il diritto delle donne ad abortire.» Questo l’allarme lanciato oggi in occasione dell’anniversario dell’approvazione della legge 194 da parte del Fronte della Gioventù Comunista (FGC).  Da tempo ormai – spiega Federica Savino, responsabile donne del FGC -  sottolineiamo come l’obiezione di coscienza stia minando sempre più le basi del nostro sistema sanitario nazionale, gratuito ed universale Per questo a partire dalla data simbolica di oggi lanciamo una campagna nazionale negli ospedali, nelle scuole, nelle università, che viaggerà anche sui social network, per sensibilizzare sul problema dell’applicazione reale della legge 194.»

«Ormai nelle strutture pubbliche si è raggiunto lo stato di emergenza. Sempre più reparti che praticano le IVG vengono chiusi o la possibilità di richiederla diviene sempre più difficile. Il numero dei medici obiettori raggiunge in alcune regioni il 90%. E’ chiaro che l’obiezione di coscienza si converte nei fatti in un vero e proprio sabotaggio di un diritto sancito dalla legge, quindi chiediamo la cancellazione dell’art. 9. I consultori familiari nascono per sostenere la maternità, la genitorialità, per informare e per prevenire; non per essere il covo dell’associazionismo cattolico e dei medici obiettori che si muove nel rispetto dei propri principi a discapito delle scelte individuali e del principio dell’universalità del servizio sanitario nazionale.»

«Troppo spesso – afferma la responsabile donne FGC – le donne sono costrette a cambiare regione, o a rivolgersi a cliniche private in cui spesso operano quegli stessi medici che si dichiarano obiettori di coscienza in un ospedale pubblico, contribuendo ad ingrassare le tasche della sanità privata, uno scandalo su cui si dovrebbe fare luce. Perché bisogna ricordare anche questo garantire il diritto all’aborto nelle strutture pubbliche vuol dire evitare discriminazioni di classe».

«In questo senso – conclude la nota – la nostra è una battaglia anche per la difesa e il potenziamento del servizio sanitario nazionale contro la sua progressiva privatizzazione. A trentasette anni c’è ancora molto da fare e molto per cui lottare per ottenere più garanzie per le donne. Per rendere davvero effettive le disposizioni della legge 194 è giunto il momento di rivedere le norme sull’obiezione di coscienza. Solo cancellando l’obiezione i diritti della 194 saranno realmente realizzati.»

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