«SALARIO E TUTELE PER GLI STUDENTI IN STAGE»: PARTE LA CAMPAGNA DEL FGC CONTRO LO SFRUTTAMENTO IN ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO.

Con il 2016 si sbloccano i 100 milioni previsti per i progetti di alternanza scuola-lavoro, che interessano gli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori per un monte ore di 400 ore per gli istituti tecnici e professionali e 200 ore per i licei. Nel frattempo, tutto tace sulla “Carta” che dovrebbe definire i diritti degli studenti in stage, annunciata addirittura per lo scorso settembre.

Ci raccontano che l’alternanza scuola-lavoro serve a combattere la disoccupazione giovanile, ma in realtà a trarne vantaggio sono soltanto le imprese private. Gli studenti vengono ridotti a manodopera a basso costo a disposizione delle imprese, la cui priorità è quella di far fronte alle proprie esigenze immediate e non quella di formare dei lavoratori che abbiano competenze capaci di garantire un futuro stabile. Una realtà che nel mondo del lavoro precario del Jobs Act si traduce in una educazione alla precarietà, altro che lotta alla disoccupazione: sostituendo alla formazione professionale vera e propria la sterile esperienza in azienda con mansioni assolutamente dequalificanti, agli studenti resta solo una “formazione” estremamente parcellizzata.  Le imprese presso le quali gli studenti svolgeranno i tirocini, secondo lo schema previsto dalla riforma di Renzi, saranno in sostanza quelle che, accordandosi col Dirigente Scolastico, elargiranno finanziamenti alle scuole intendendoli come un vero e proprio investimento sulla fornitura di manodopera giovane e priva di diritti.

Questo disegno sta già dando i suoi frutti negli istituti tecnici e professionali (quello dell’ENEL rappresenta a tutti gli effetti un caso “apripista”, che anticipa ciò che avverrà nei prossimi anni) ed è già collaudato da tempo negli istituti alberghieri, i cui studenti svolgono tirocini estivi con turni estenuanti e privi di qualsiasi diritto o tutela. Risale a pochi mesi fa un’inchiesta della Guardia di Finanza che ha portato alla denuncia di 6 imprenditori, accusati di aver sfruttato la manodopera di 2700 studenti provenienti da 36 scuole del centro-sud. Gli studenti coinvolti, fra cui molti minorenni, ufficialmente erano in alternanza scuola-lavoro, ma nella realtà erano impiegati come manodopera a basso costo presso alberghi e ristoranti, con retribuzioni inferiori ai 60 euro settimanali. Tutt’altro che un caso isolato, al contrario è sempre più evidente la vera natura dell’alternanza scuola-lavoro voluta da Renzi.

Finora da nessuna parte si è mai parlato dei diritti degli studenti in alternanza scuola-lavoro. Negli articoli della legge 107 (la c.d. “buona scuola”) si parla unicamente del “diritto degli studenti ad esprimere una valutazione sui percorsi di alternanza” e della formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, ma non si fa nessun cenno ai diritti sul luogo di lavoro. L’obbligatorietà dell’alternanza scuola-lavoro sancita per tutti gli studenti non può che determinare, nel breve e medio periodo, il progressivo inserimento degli studenti nell’organizzazione aziendale, come elemento sempre più strutturale nonostante il carattere “formativo”, e che in quanto tale pone un nuovo terreno per uno scontro che prende forma proprio sul tema dei diritti degli studenti sul luogo di lavoro.

L’organizzazione della lotta degli studenti contro lo sfruttamento in alternanza scuola-lavoro diventa un tema centrale sul quale la gioventù comunista deve indirizzare la propria azione. Per questa ragione il Fronte della Gioventù Comunista lancia una campagna nazionale di agitazione contro lo sfruttamento in alternanza scuola-lavoro, avanzando le seguenti rivendicazioni: una retribuzione oraria minima per gli studenti in alternanza, pari al 60% del salario di categoria (da innalzare al 70% se lo stage avviene in estate); la limitazione dell’orario di lavoro a 4 ore giornaliere e 20 settimanali, innalzabili rispettivamente a 6 ore e 30 ore per i tirocini estivi per contrastare lo sfruttamento selvaggio degli stagisti (specie nel settore alberghiero e turistico); l’istituzione di una commissione paritetica per garantire la partecipazione di studenti e insegnanti alla definizione dei progetti di alternanza e sottrarre gli stessi all’arbitrio del Dirigente Scolastico; la formazione in merito ai diritti sul luogo di lavoro, da affiancare a quella già prevista per le norme in materia di salute e sicurezza, e infine l’incremento dei finanziamenti statali alle scuole pubbliche, che restano l’unica garanzia dell’indipendenza degli istituti dai finanziamenti privati, necessaria per impedire che gli studenti finiscano a fare i tirocini nelle aziende disposte a finanziare la scuola in cambio di una didattica asservita ai loro interessi.

 

Leggi l’analisi del FGC sull’alternanza scuola-lavoro: http://issuu.com/senzatregua/docs/alternanza_documento_2015

info: scuola@gioventucomunista.it

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