Una importante giornata di lotta. Avanti verso il Fronte Unico di Classe

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Comunicato della Segreteria Nazionale del FGC

La mobilitazione del 6 giugno lanciata dalle forze sindacali e di classe che convergono sulla prospettiva della costruzione di un fronte unico di classe è stata un successo, segnando una tappa importante nel processo di unione delle lotte dei lavoratori, degli studenti, dei disoccupati. Molto partecipata la piazza a Roma, importanti i cortei a Milano, Bologna, Napoli e Piacenza, accompagnati da manifestazioni e presidi a Torino, Genova, Bergamo, Venezia, Ravenna, Pisa, Cosenza, Taranto, Palermo, Messina, Catania e Olbia. Una boccata d’ossigeno importante in un paese che oggi sconta una forte arretratezza del movimento operaio e delle forze rivoluzionarie.

Una giornata di lotta che va guardata per quello che è. Si tratta indubbiamente di una coagulazione di settori di avanguardia del mondo operaio, delle forze sindacali e politiche, ancora ben lontana da ciò che servirebbe costruire per rispondere all’offensiva padronale che inizia con la nuova crisi economica scatenata dalla pandemia. Ma è un risultato importante, perché questo percorso ha saputo già unire alcuni dei settori più combattivi e coscienti del movimento operaio in Italia. Importante a tal proposito la presenza in piazza, sul piano delle organizzazioni sindacali, di sigle come SI Cobas, SLAI Cobas, ADL Cobas e diverse altre specialmente a livello locale. I militanti del Fronte della Gioventù Comunista hanno animato la quasi totalità delle piazze, impegnandosi con una determinante partecipazione numerica nel bilancio complessivo della giornata a livello nazionale, portando alla mobilitazione di giovani lavoratori e degli studenti, nella prospettiva di una loro presenza stabile al fianco delle lotte del movimento operaio.

Il bilancio positivo che traiamo da questa giornata non deve lasciare spazio all’idea che possa trattarsi di un punto di arrivo. Le piazze del 6 giugno hanno dimostrato la forza materiale che si può mettere in moto sin da subito, con un livelli di mobilitazione sicuramente significativo. Ma ancora non segnano la compiuta definizione del fronte unico di classe, che deve ancora aspirare a catalizzare una maggiore partecipazione di sindacalisti conflittuali e settori di lavoratori in lotta. E che deve trovare lo sviluppo di chiare delimitazioni politiche e organizzative nelle forme di coordinamento. Dalle mobilitazioni del 6 giugno questa prospettiva uscirà rafforzata anche e soprattutto se saremo capaci di promuovere la più ampia unità e convergenza dei lavoratori su questo percorso, anche in modo trasversale alle appartenenze sindacali; se sapremo promuovere forme di coordinamento vero dell’azione e della lotta che vada al di là della semplice adesione ideologica; se si chiarirà fino in fondo, discutendone in modo aperto e franco, il carattere che questo percorso dovrà avere.

Esistono oggi ancora visioni differenti sulla natura di questo percorso da parte delle diverse forze. Crediamo che non vadano nascoste o ignorate, ma che sia necessario discuterne apertamente per sciogliere questo nodo. Parlare di un fronte di classe o di un fronte anticapitalista non significa dire la stessa cosa: si tratta di prospettive diverse. Abbiamo affermato la necessità di costruire un fronte di classe, che veda al centro il movimento operaio organizzato e le sue forze più combattive e sia capace di legare attorno a sé gli studenti, i disoccupati e le classi popolari schiacciate dalla crisi. Un fronte di lotta che si contrapponga al fronte unico dei padroni che già esiste; che delimiti un campo a partire dalle forze che si oppongono alla logica della concertazione, alla “pace sociale” che i capitalisti chiedono per poter scaricare liberamente la crisi sui lavoratori; che non ceda ai tranelli dell’unità nazionale, delle chiamate patriottiche dei sovranisti, delle illusioni riformiste del centro-sinistra. Pensiamo che questa prospettiva debba vedere al centro le forze sindacali e i lavoratori, che debba essere più ampia di un semplice patto d’azione tra le sigle sindacali. Al contempo, non pensiamo invece che sia utile la concezione di un “fronte anticapitalista”, che pone l’enfasi principale nel coordinamento delle forze politiche, che porterebbe questo processo in costruzione a ripercorrere strade errate già percorse. La mera sommatoria di forze politiche non ha prospettiva di successo. Altra cosa è affermare che le forze politiche oggi esistenti devono promuovere, e non ostacolare la ricomposizione in senso unitario dei settori più avanzati della classe operaia e dei sindacati conflittuali, sostenere politicamente questa prospettiva contribuendo allo sviluppo politico e all’ampliamento del radicamento reale.

La decisione di costituire un’assemblea nazionale dei delegati sindacali più avanzati è in questo senso un passaggio molto importante, che riafferma la centralità dei quadri operai evitando di riproporre schemi fallimentari e che siamo pronti a sostenere con tutte le nostre energie. Su questo piano sta la diversità del percorso che si sta articolando, su questo poggiano le prospettive di portare avanti un reale avanzamento della lotta di classe in Italia. La migliore prospettiva “anticapitalista” che possiamo mettere in campo è questa, sul piano concreto della lotta, unendo il conflitto nei singoli luoghi di lavoro alle forme della lotta politica, dando un reale indirizzo di classe e rivoluzionario, lavorando materialmente per la costituzione del proletariato in classe, per il collegamento e l’orientamento delle lotte d’avanguardia.

L’offensiva dei padroni arriva. Lo schieramento delle forze borghesi è diviso su molte cose, ma sono d’accordo su un punto: bisogna salvare i profitti delle grandi imprese e dei monopoli, a pagare la crisi dovranno essere i lavoratori e le classi popolari. Si moltiplicano gli appelli all’unità nazionale, alla responsabilità, alla solidarietà. Non cascare in questo tranello, rispondere all’offensiva padronale colpo su colpo è nostro compito. Nella divisione e nella frammentazione, per i lavoratori c’è solo la sconfitta. Licenziamenti, repressione, compressione di salari e diritti: un’azienda alla volta, ma l’attacco arriva ovunque, e sarà accompagnato da una nuova stagione di austerità e politiche antipopolari. In questi giorni cominciano già a moltiplicarsi i contesti di lotta in molti settori diversi. Se ne svilupperanno molti altri, conseguentemente all’intensificazione dell’attacco padronale. Se queste lotte resteranno isolate e scollegate permetteremo ai padroni di schiacciarle ad una ad una, senza possibilità di difesa e contrattacco. Unire le lotte dei lavoratori e delle classi popolari, costruire un vero fronte unico di classe rappresenta una necessità non derogabile. Abbiamo un mondo da guadagnare.

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